ABBI CURA DI CHI TI CURA Editoriale Bollettino dell’Ordine dei Medici-Chirurghi della Provincia di Perugia . 1-2/2022

Questo articolo riporta il mio intervento tenuto nella giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza degli operatori sanitari d socio-sanitari

 

ABBI CURA DI CHI TI CURA 

 

 

Mentre sto scrivendo queste riflessioni il mio pensiero non può non andare al popolo Ucraino che sta subendo la peggiore violenza possibile. La guerra non ha mai giustificazioni e non esistono a mio giudizio guerre sante o giuste e spero che si possa arrivare alla pace al più presto. Nel frattempo esprimo piena solidarietà a chi soffre e invito tutti i colleghi ad adoperarsi per qualsiasi tipo di aiuto umanitario che ci verrà richiesto.

Come è mio solito inizio con il riportare un fatto che ho vissuto in prima persona in quanto, a differenza di ragionamenti astratti ,mi consente di mettere a fuoco immediatamente  la pura e nuda realtà.

Eravamo di notte in pieno lockdown  verso la fine di marzo 2020,  quando squilla il mio cellulare e riconosco la voce di una mia giovane tirocinante dello scorso anno  che mi dice:” Dottore, mi scusi se la disturbo ma è una urgenza! Sto facendo la Guardia Medica da sola in una postazione isolata, mi sono chiusa dentro e prima di far entrare qualcuno faccio il triage per valutare i pazienti con sintomi sospetti di infezione da Covid. Un soggetto cui ho negato l’accesso perché era febbrile e con tosse ha iniziato a urlare, ha preso a calci la porta, ha detto che mi aspetta fuori in quanto prima poi sarò costretta ad uscire e ci penserebbe lui a sistemarmi…….che faccio? Chiamo i carabinieri?”

Questo non è che una piccola storia, ma senza dubbio abbastanza paradigmatica di quello che accade. La cronaca di questi ultimi anni ha registrato purtroppo molti episodi simili arrivando anche a casi di omicidio, specialmente di giovani colleghe che lavoravano in Guardia Medica.

Certo, l’omicidio rappresenta il caso limite ed eccezionale, ma l’aggressività e la violenza nei Pronto Soccorso, nei confronti del personale del 118, nell’ambulatorio del medico di medicina generale e in guardia medica comincia ad essere una realtà quotidiana.

Dispiace dirlo ma da figura quasi sacra ed intoccabile di un passato nemmeno  poi tanto lontano,  siamo diventati il capro espiatorio di tutte le  criticità e le falle del Servizio Sanitario Nazionale e non solo.

Non spetta a me spiegare le cause di questo fenomeno che sta sempre più crescendo: sociologi, antropologi e analisti dovranno dare delle risposte, a me compete rappresentare il nostro disagio cercando di abbozzare qualche provocazione come è mia abitudine.

Alzarsi la mattina, andare al lavoro e mettersi addosso il camice bianco comporta anche, volenti o nolenti, mettersi addosso tutte le contraddizioni e le ambiguità derivanti dal cambiamento valoriale che ha subito in questi ultimi decenni la nostra società. Vuol dire che gli altri si aspettano da te la risoluzione di tutti i loro problemi di salute perché è passato il messaggio che la Scienza e la Medicina lo possono. Tutti vogliono una risposta precisa, veloce e magari sotto casa perché così ha promesso la Politica. Big Pharma ha promesso, a sua volta, una pillola per tutto: per il dolore, la vecchiaia, l’impotenza, la felicità, la bellezza e l’efficienza ….quando sappiamo tutti, invece, che l’essere umano alla fine resta un essere mortale che spesso è affetto da malattie e patologie incurabili in cui si soffre e si perde l’autosufficienza: questo tutti lo sanno ma nessuno lo dice.

Violenza pertanto non è solo essere aggrediti fisicamente e a questo problema ci si dovrà porre  senz’altro rimedio,  come è previsto dal D. Legge 81 del 9 aprile 2008 e s.m. “Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro”. Violenza è anche il continuo martellamento della pubblicità da parte di gruppi di avvocati che invitano i cittadini a fare rivalsa su di noi se pensano di avere subito  un danno da parte del nostro operato. Questo comporta una nostra situazione psichica di continuo stato di allerta e  ci costringe alla medicina difensiva che ci spinge a sottoporre il cittadino qualche volta ad accertamenti inutili, il  che amplifica ulteriormente l’aggressività verso il medico.

Istigazione indiretta alla violenza è  anche l’incremento delle pastoie burocratiche per potersi curare e il far peregrinare un cittadino da un servizio all’altro senza che ci sia nessuno che se ne faccia carico.

Come se non bastasse la pandemia di coronavirus ha gettato ancora più benzina sul fuoco. Lo spettacolo  dato da eminenti clinici o scienziati che nei media hanno detto tutto e il contrario di tutto, che si sono confrontati su ipotesi e su scelte che hanno poi condizionato la vita sociale e personale a tal punto che qualcuno è arrivato a parlare di “dittatura sanitaria” , ha certamente accresciuto l’aggressività nei nostri confronti. Eroi o tiranni? Spesso il giudizio ha oscillato fra questi due estremi e ancora ne stiamo pagando le conseguenze.

Con l’arrivo della vaccinazione anti covid che ha portato innegabili risultati positivi si  è poi aperto un altro fronte.

Un fronte scivoloso, odioso perché ha portato ad una violenza quasi quotidiana e spesso dal sapore di guerra civile in quanto si è arrivati in qualche caso quasi allo scontro fra colleghi.

Su questo aspetto porto un doppio contributo sia da medico di medicina generale che da vicepresidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Perugia.

Come medico di medicina generale o di famiglia come mi piace ancora definirmi non posso che testimoniare come la richiesta di esenzione dalla vaccinazione sia una pressione costante , talora garbata, altre volte insistente altre ancora aggressiva. Arrivano pazienti con lettere minatorie di avvocati che citando leggi  con un linguaggio incomprensibile per i più, fanno richiesta di decine e decine di accertamenti richiedendo anche un’ esenzione dal pagamento del ticket con un codice inapplicabile. Minacciano ripercussioni da codice penale e civile qualora il proprio cliente dovesse incorrere in qualche reazione avversa da vaccino. Difronte al nostro diniego c’è chi si alza e va via, c’è chi insiste alzando la voce e gli irriducibili revocano il proprio medico.

La situazione diventa ancora più pesante quando questi pazienti portano delle certificazioni specialistiche “discutibili” per la loro genericità, ma che convincono il paziente di subire un torto ed un’ingiustizia accrescendo il loro livore e risentimento. Peggio ancora se a richiederti il certificato di esonero è un tuo collega con tutte le implicazioni psicologiche e relazionali che si possono immaginare.

Veniamo al problema visto come Ordine dei Medici. Spesso con la mia presidente lamento ironicamente il fatto che proprio durante la nostra consiliatura doveva capitarci di  dover gestire questo ruolo da gendarmi, come ci ha definito qualche collega novax. Quello che molti non capiscono, però,  è che l’ordine professionale è un ente sussidiario dello stato ideato per la tutela dei cittadini e non è un organismo per la difesa degli interessi dei medici.

 

Quando una legge ci impone di vigilare e prendere provvedimenti nei confronti di colleghi che non rispettano le norme  a noi non resta, con tutte le valutazioni del caso, che farla applicare. Quale è il prezzo che si paga per questo? Talora quello della contestazione quasi violenta come è successo a Roma, a Terni nella nostra Umbria dove un gruppo di novax capitanati da una collega ha inscenato una manifestazione di protesta sotto le finestre della sede dell’Ordine con cartelli e urla minacciose.

Quello che mi auguro che questa giornata non sia una celebrazione retorica e fine a se stessa, ma sia l’inizio di un ripensamento del nostro ruolo e una vera riflessione sui correttivi e su quello che realmente si possa fare per far cessare questa deriva pericolosa che stiamo vivendo.

 

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Tiziano Scarponi

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