UNA NUOVA DISCIPLINA: BADANTOLOGIA. Editoriale pubblicato sul n.3 /2021 del Bollettino dell’Ordine dei Medici della Provincia di Perugia

 

 

UNA NUOVA DISCIPLINA:BADANTOLOGIA

 

 

Qualcuno si chiederà come mai in un momento particolare come questo, un momento in cui stiamo assistendo probabilmente ad un cambiamento epocale della nostra società e sanità io non trovi meglio da affrontare che un argomento così marginale e forse poco medico?

In effetti devo dire che mi trovo in difficoltà “creativa”. Credo che mai come in questo periodo siamo bersagliati e inondati da informazioni e comunicazioni sanitarie. Il coronavirus resta il tema o la scusa principale e poi è tutta una cascate di progetti , ristrutturazioni e rigenerazioni.

Ripresa e resilienza, digitalizzazione, piani sanitari  nazionali e regionali, convenzione o dipendenza sono temi che oramai hanno generato un effetto overbooking nella mia mente al punto che non riesco più allo stato attuale a poter seguire un ordine preciso per cui rimando a prossimamente tutta questa serie di problemi e argomenti.

Quello della badante è una realtà che si sta sempre più consolidando e affermando. Sconosciuta sino a qualche decennio fa, sino a quando ancora la famiglia riusciva a gestire in proprio il problema dell’anziano non autosufficiente. C’è da dire  anche che la vita media non era così alta per cui il problema  era numericamente   più piccolo e meno inferente.

Dapprima rare, appannaggio solo delle famiglie più abbienti, poi verso la metà degli anni ’80  arrivarono le prime dal Perù, poi dall’Equador e Filippine e poi con la caduta del comunismo  arrivò  negli anni ’90 l’ondata vera e propria delle badanti: “ quelle dell’est”.

Oramai ogni volta che vado per una visita domiciliare da un anziano, la porta di casa mi viene aperta quasi sempre da una badante. Ne esiste anche qualcuno di genere maschile, ma si contano sulle punta delle dita di una mano. Rumene, moldave, ucraine e bulgare per la maggior parte, e tutte quante raccontano  più o meno la stessa storia: hanno lasciato in patria un marito alcolizzato che ha perso il lavoro e sono venute in Italia a lavorare  perché devono provvedere al mantenimento della famiglia, soprattutto a sistemare i propri figli. Fin qui nulla di strano o di particolare il problema però comincia quando si verificano situazioni che volenti o nolenti ci coinvolgono e questo capita sempre più frequentemente.

Rosina 88 anni, presenta da diverso tempo una marcata diminuzione delle capacità cognitive e vive oramai da qualche anno accudita in casa da badanti. E’ sempre stata più o meno tranquilla ma mi telefona la figlia dicendo che da due o tre mesi è agitata, sonnecchia quasi tutto il giorno mentre la notte urla, si lamenta di continuo  suscitando le proteste dei vicini e le rimostranze della badante e pertanto mi chiede di andare a vederla per poter capire di che si tratta.

Arrivo e non trovo più Alena, rumena, che oramai conoscevo, rientrata in patria per problemi di salute del figlio, ma una nuova badante ucraina che quasi mi aggredisce nel descrivermi la situazione “ infernale” che stava vivendo da quando era entrata in quella casa. Mi racconta che la sua  esperienza lavorativa precedente era stata presso una signora quasi autosufficiente con la quale aveva avuto un ottimo rapporto tanto da andare anche a fare le ferie insieme al mare a spese della datrice di lavoro. Dopo una visita medica a Rosina dove non era emerso nulla di nuovo, mi sono seduto al tavolo e con tutta calma ho cercato di far capire alla badante che questa volta il suo lavoro non consisteva più nel fare quasi la dama di compagnia, ma che doveva assistere una donna con una demenza con tutte le problematiche connesse e che avrei avvisato la figlia di venirle incontro cercando di supportarla il più possibile fino a quando non avesse metabolizzato questo nuovo ruolo.

Questa conciliazione non ebbe l’effetto sperato in quanto la badante non se la sentì e la figlia invece pretendeva di scaricarle e delegarle tutte le funzioni. Rosina dopo poco tempo andò a finire in un ospizio.

Episodi come questi potrei raccontarne a decine con criticità equamente distribuite da una parte e dall’altra. Badanti che dopo una certa ora si chiudono in camera per ascoltare Mozart non curanti di quello che succede nella camera accanto. Anziani che vorrebbero far cenare  tutte le sere con  un tazza di latte e due savoiardi per risparmiare o quelli che per non “sprecare” l’energia elettrica vorrebbero alle ore 22 tutti a letto  e al buio. Questi ovviamente sono i casi limite, ma tantissime sono le situazioni “critiche” che dipendono essenzialmente dalla non conoscenza di chi hai davanti.

Il messaggio che voglio dare soprattutto ai colleghi che giocoforza sono coinvolti  nell’assistenza agli anziani non autosufficienti di rendersi conto  delle dinamiche relazionali fra paziente, familiari del paziente stesso e badante. Ho evitato di proposito di parlare di caregiver in quanto nella realtà questa figura il più delle volte è un mix fra il familiare di riferimento dell’anziano e la badante.

Non pretendo certo di insegnare niente a nessuno, ma credo che in queste situazioni si debba cambiare “postura” e posizionarsi con un approccio complesso e costruttivista.  Come dice  Minati “il costruttivismo è una strategia cognitiva considerata adeguata  per affrontare  l’intrinseca multidimensionalità della realtà” multimedialità intesa in senso psicologico, cioè come   processo cognitivo dinamico  multicanale. Cambiare postura significa non osservare più solo l’oggetto ma le relazioni che esistono  e che generano conoscenza ed esperienza. Non esiste la badante e l’anziano come due entità separate ma esistono in quanto esseri viventi in relazione e comunicazione, con scambio continuo di significati, di esperienze, di emozioni.

Le emozioni sono fondamentali per gli esseri viventi, perché definiscono il corso delle loro azioni: dove sono, dove vanno, dove cercano il cibo, dove si riproducono, dove allevano i loro piccoli, dove depongono le uova, ecc. Bene, con gli umani c’è esattamente la stessa cosa. L’emozione, il flusso delle emozioni, sta definendo il luogo in cui avverranno le cose che faranno nella vita……Se una persona si muove, per esempio, per frustrazione, questo definirà continuamente lo spazio relazionale in cui si trova e il corso che avrà la sua vita. Se vive per fiducia, seguirà un corso diverso. Quindi ciò che guida il flusso della vita individuale sono le emozioni …… ”( Maturana e Varela)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tiziano Scarponi

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