NEL MEZZO DI CAMMIN DI NOSTRA VITA.

Editoriale pubblicato nel Bollettino dell’Ordine dei Medici n 01/2023

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita……..

Riflessioni sull’essere medico di fiducia

Che c’azzeccano i versi del sommo poeta con queste mie, forse stupide per qualcuno, riflessioni? Che valore possono avere? Forse nessun valore in considerazione che io, poi, non sono più proprio nel mezzo della mia vita, ma purtroppo verso la fine e se considero quella professionale, oramai, questa è quasi finita del tutto. Ma questa notte ho avuto un incubo. Ho sognato che venivo rincorso in un bosco fitto dai miei pazienti che mi volevano malmenare. Perché? Dicevano che li avevo traditi. In che modo? Cercavo di correre e fuggire, ma invano, infatti una volta raggiunto e circondato, sono stato costretto in ginocchio e uno dei più esagitati, che non sono stato in grado di riconoscere, mi ha intimato di fare insieme a loro un audit su quello che era stato il mio comportamento lungo la mia vita professionale. Qualcuno mi ha letto il giuramento di Ippocrate e si è soffermato soprattutto su:” esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento” e “ di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione”. Così ha iniziato la sua arringa colui che di fatto aveva il ruolo di Pubblico Ministero: “Allora doc! Come valuta il suo comportamento rispetto a questi enunciati? Come ritiene che sia cambiato il suo modo di agire e di pensare durante la sua carriera ed attività professionale? Vede! All’inizio tutti i medici sono ligi e rispettosi di questo giuramento e, a dir del vero, sulla maggior parte dei punti restano fedeli, ma sul condizionamento delle proprie scelte terapeutiche e diagnostiche siamo proprio sicuri? Soprattutto in merito al reciproco rispetto e sulla natura del rapporto medico paziente crede che questo sia rimasto lo stesso da quando ha iniziato a lavorare ad ora? Non crede che soprattutto la diffusione di certe idee di cui lei è stato un convinto sostenitore e promotore come presidente di società scientifica e dirigente sindacale abbiano alla fin fine minato il vero rapporto che un medico personale, il proprio medico di fiducia di tutta la famiglia dovrebbe avere? Vede doc, quando un paziente sceglie il proprio medico lo fa perché è convinto che questo poi faccia esclusivamente il proprio interesse. Non gradisce che ci siano terzi che dettino regole o disposizioni che nulla hanno da vedere con il reciproco rapporto. Altra esigenza è quella di una relazione unica ed irripetibile basata sulla comunicazione fra il paziente e colui che lo prende in cura senza ostacoli e mediazioni soprattutto strutturali.” Ho ascoltato in silenzio ed ho cercato di ribattere. “ Io ho sempre cercato di essere corretto e leale, mi sono sempre mosso per poter dare il meglio della professione e proprio per questo ho sacrificato tanto tempo che potevo dedicare al riposo o alla famiglia in attività di società scientifica e sindacato. Ho iniziato a lavorare nel 1978 che è stato l’ultimo anno della mutua del medico Terzilli , si, quel medico tanto ridicolizzato nei film di Alberto Sordi e mi sono sforzato per dare una dignità di disciplina medica alla medicina della mutua, che nell’occasione dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale ha cambiato anche il nome con Medicina Generale.

Insieme ad altri colleghi con tanto entusiasmo ci siamo rimboccati le maniche e da quella che era la nostra pratica quotidiana abbiamo costruito la teoria confrontandoci soprattutto con il Servizio Sanitario del Regno Unito in cui i medici di medicina generale avevano da tempo un ruolo ben definito ed una tradizione impensabile in Italia. Di errori ne avremo fatti senza dubbio molti, però ci siamo dati da fare. Abbiamo puntato sull’informatica nei nostri ambulatori perché era chiaro come stava evolvendo il mondo e la ricetta rossa, nella versione a modulo continuo per stampanti, è stata sperimentata in anteprima nazionale da sette medici ed io ero fra costoro. Sacrificando domeniche, recandoci presso la sede dell’Ordine dei Medici della provincia di Firenze abbiamo inventato il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale. Abbiamo puntato poi, capendo che la figura del medico isolato era perdente, sulle aggregazioni dei medici di famiglia: medicine di gruppo prima e AFT ( aggregazione funzionale territoriale)dopo. L’Umbria è la regione a più alto tasso di informatizzazione e di medicine di gruppo in Italia e è stata la prima ad aver istituito le AFT già nel 2017. Mi sono sempre adoperato insieme ad altri colleghi a vedere, anzi a prevedere sempre gli scenari che si prospettavano nella nostra politica professionale.” “Previsioni azzeccate secondo il suo intendimento, doc” ha ribattuto il Pubblico Ministero” Ma non certo dal punto di vista nostro se mette in conto il prezzo che noi pazienti abbiamo dovuto pagare e quello che dovremo ancora pagare per questi cambiamenti. Mi spiego meglio. Tutti con l’avvento del SSN come previsto dalla legge 833/78 abbiamo sperato in una medicina equa, universalistica, di prossimità e incentrata sul paziente ma è durata poco in quanto nel ’92 si è dovuto riformare introducendo l’annosa questione della aziendalizzazione della sanità. Avete permesso di trasformare l’assistenza in un costo e avete permesso anche di tagliare posti letto agli ospedali, di introdurre il concetto di budget, di rispetto di tetti di spesa. Quante volte, caro doc, le sue ricette di farmaci hanno risposto solo al criterio di scienza e coscienza senza il dubbio che motivi di risparmio abbiano avuto il loro peso? Lei mentre parlava di appropriatezza, di rispetto di linee guida, di medicina basata sull’evidenza, di percorsi diagnostici terapeutici non ha mai pensato che al malato tutti questi argomenti potrebbero risultare di poca importanza in quanto malato da tutelare e curare a 360gradi? Perché l’obiettivo principale per la medicina generale, da lei propugnato, era quello di omogeneizzare e uniformare i comportamenti dei medici quando ogni paziente ha la propria specificità, soggettività e necessità? Lei pensa che la broncopolmonite di Luigi debba essere curata come quella di Antonio? Lo capisce il perché molti pazienti si rivolgono alla medicina alternativa, perché proliferano tanti sciamani e santoni?“ Sentivo l’angoscia crescere sempre più, non tanto per l’eventuale pena che avrei dovuto patire, ma perché sentivo mettere in dubbio tutti valori professionali in cui avevo fermamente creduto e per i quali avevo lottato contro la resistenza al cambiamento e lo scetticismo da parte di tanti miei colleghi. Era come se dopo ogni accusa che veniva mossa, quello che io pensavo fosse il mio “in Sé” si trasformasse in una maschera di pirandelliana memoria. Quindi in qualcosa di falso, di non vero. “ Ma come!” ribattevo” vogliamo mettere in discussione la scienza? La sostenibilità di tutto il sistema sanitario? Non capite che tali scelte venivano fatte in funzione del vostro bene?” Non c’è però argomento per chi non vuole intendere e il Pubblico Ministero ha proseguito la sua arringa. “ Quello che non possiamo più sopportare però è come con lo scorrere del tempo e degli Accordi Collettivi Nazionali ( convenzioni) la figura del medico di famiglia come colui che si prende cura in modo globale

del paziente abbia sempre più abdicato verso la creazione di un rapporto non più medico paziente ma di un rapporto multiforme . Medico di fiducia affiancato dalla guardia medica, dal medico di AFT, dai vari specialisti che sempre più vivono il territorio: palliativisti, geriatri, diabetologi e via dicendo. Ma il peggio forse è dietro l’angolo. Come andrà a finire quando saranno attive le Case di Comunità come previste dal DM77? Non sarà che il rapporto medico paziente verrà sostituito dal rapporto struttura-paziente? Quindi in previsione di ciò non possiamo fare a meno di condannarla e in quanto traditore sarà trafitto nel ghiaccio…….” Incubo o c’è qualche fondamento di verità?

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Tiziano Scarponi

3 comments

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    Roberta

    Caro Dottore, tempo fa lessi un’intervista a Michael Jordan che parlando con molta umiltà dei suoi errori nell’attività agonistica disse :” Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ma forse è per questo che alla fine ho vinto tutto.”
    La conosco virtualmente ma abbastanza per intuire che la sua dedizione alla professione con inevitabili sacrifici e il tempo sottratto ai suoi famigliari , l’hanno premiata con la stima e l’affetto dei suoi pazienti e delle persone che riesce a sensibilizzare con i suoi scritti, che siano poesie, riflessioni o semplici post. Credo che da persone come lei si impari sempre qualcosa e se ha fatto degli errori, cosa del tutto umana, la sua umiltà è una lezione di vita.

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    Rellini Maria Enrica

    Dottore,senza addentrarmi troppo nello specifico medico perché non di mia competenza,posso solo dire da paziente che spesso ci si sente “bistrattati” da un sistema sanitario che ti rimbalza da di qua a di là,che ti seziona per campi e ti parcellizza. La visione olistica del paziente è lontana prevalendo quella puramente specialistica. Questo è ciò che io avverto. La differenza la fa il medico,la sua disponibilità a “prendere in carico” quel paziente,non quella malattia. Il medico di base potrebbe avere,a mio avviso,una posizione privilegiata in questo,ma capisco che gli ostacoli e i problemi sono molteplici.
    In quanto a lei tutti la rimpiangono,me per prima. A volte burbero,a volte qualche cantonata ma statisticamente “doverosa”….come a volte illuminante(non dimentico che lei fu il primo,anche tra gli specialisti,a diagnosticare a mia madre l’arterite di Horton….).
    Però la fiducia che ha saputo creare in tutti i suoi pazienti,la dedizione totale pressoché impossibile da ritrovare,la sua competenza professionale,hanno fatto sì che tutti la ricordiamo come IL DOTTORE,quello che c’era una volta e ora più difficilmente.
    Per il resto,che dirle? Io sogno di andare in pensione,lei rimpiange la sua attività. Stiamo solo facendo il nostro lavoro,quello della vita. E lei ha dato tanto a tante tante persone, è questo ciò che conta veramente! Guardandosi indietro chi ha seminato riconoscenza,stima e calore,ha vinto la vita!

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